La depressione è rappresentata dalla rottura di un equilibrio funzionale. Tale rottura provoca abbattimento, tristezza d’animo e Rinuncia.
La persona si percepisce come vittima: qualcosa (un evento o una serie di eventi) oppure qualcuno (se stesso, altri o la società) hanno creato una delusione così grande che riuscire a ricominciare diventa impossibile.
Ed è così che man mano la persona depressa perde interesse per molte attività, incluso le più piacevoli: di solito comincia abbandonando proprio le attività piacevoli per poi rinunciare o delegare ad altri anche le attività quotidiane e di primo ordine.
A poco a poco la rinuncia copre a 360 gradi tutte le aree della vita della persona: nulla è davvero piacevole e nulla ha più senso.
La Rinuncia nel depresso
La Rinuncia è dunque il segno caratteristico del disturbo depressivo: la persona è paralizzata dal rifiuto di fare qualsiasi cosa. L’umore si caratterizza per una assenza di speranza e il comportamento è demotivato, rallentato ed il pensiero è negativo.
Il depresso guarda sempre il lato oscuro della luna!
Dietro la rinuncia vige la credenza disfunzionale del depresso di essere vittima di qualcosa (se stesso, altri, la natura, il mondo, la società, etc…) che non può né superare né combattere.
Quando la depressione arriva a questo stadio la persona non prende più nessuna iniziativa per fare qualcosa per uscire da questo vortice in cui è caduto: solo terze persone, il destino o altro hanno in mano la sua vita ed il suo futuro. Ed è cosi che la delega e la pretesa diventano soluzioni tentate disfunzionali che inglobano nel vortice tutta la famiglia.
La persona ormai non si sente più in grado di fare nulla e chiede ad altri di agire al suo posto: chiede costantemente alle persone care e non di fare per lui o lo arriva a pretendere. Ogni qualvolta la famiglia asseconda tali richieste, pur con le migliori intenzioni, può arrivare a produrre gli effetti peggiori: quando qualcuno fa al suo posto rafforza la credenza della persona di essere incapace!
In alcuni casi, la depressione sorge in seguito al fallimento nell’affrontare una difficoltà psicologica: che soffre di un disturbo come ad esempio di attacchi di panico, bulimia, disturbi sessuali, se non riesce a risolvere una difficoltà invalidante, spesso vi rinuncia e sviluppa i sintomi di un disturbo depressivo.
Come si interviene con chi è depresso?
Molte persone sono riuscite a superare questo stato di abbattimento riuscendo ad ottenere un cambiamento nella vita. La psicoterapia strategica insegna come l’intervento diretto non tanto al pensare (i depressi pensano già troppo) ma all’agire differentemente, sia il tipo di riabilitazione psicologica più efficace.
Ma come si può portare la persona bloccata nella trappola della rinuncia ad agire differentemente? Dando alla persona la responsabilità del suo cambiamento, sabotando il vittimismo, creare avversione verso ciò che lo fa stare male e utilizzando tecniche strategiche specifiche per la depressione.
Troppo spesso ci si perde alla ricerca delle cause, dell’origine e dimentichiamo di guardare ciò che sta mantenendo il disturbo e di studiarne le modalità per sabotarlo!
Alan Key ci insegna che “se vuoi vedere impara prima ad agire..”